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Rimborso IRBA: a chi chiederlo? La Cassazione decide

Con la sentenza n. 6621 del 12/03/2025, la Corte di Cassazione, Sez. 5, ha affrontato il tema del rimborso IRBA (Imposta Regionale sulla Benzina per Autotrazione). Una società aveva richiesto a una Regione la restituzione dell’imposta versata nel 2020, ritenuta incompatibile con il diritto UE. Dopo il rigetto nei primi due gradi di giudizio, la Cassazione ha ribaltato la prospettiva: ha dichiarato che, nonostante il gettito fosse destinato alle regioni, la gestione del tributo era statale. Di conseguenza, la legittimazione passiva per le azioni di rimborso spetta esclusivamente all’Agenzia delle Dogane e non all’Ente Regionale. Il ricorso originario è stato quindi dichiarato inammissibile perché proposto contro il soggetto sbagliato.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Amministrativo, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Rimborso IRBA: a chi va inviata la richiesta? La Cassazione chiarisce un punto cruciale

L’Imposta Regionale sulla Benzina per Autotrazione (IRBA) è stata per anni fonte di contenziosi. Dichiarata incompatibile con il diritto dell’Unione Europea, la sua abrogazione ha aperto la strada a numerose richieste di restituzione. Ma una domanda fondamentale ha creato incertezza: a chi bisogna chiedere il rimborso IRBA? All’Ente Regionale che ha incassato i fondi o all’Agenzia Statale che ha gestito il tributo? Con la recente sentenza n. 6621/2025, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo, con una decisione che ribalta le aspettative di molti contribuenti.

I fatti del caso: una richiesta di rimborso finita in Cassazione

Una società operante nel settore della distribuzione di carburanti aveva richiesto a una Regione italiana il rimborso di oltre 300.000 euro versati a titolo di IRBA per l’anno d’imposta 2020. La richiesta si basava sulla ormai consolidata incompatibilità di tale imposta con la direttiva europea in materia di accise (Dir. 2008/118/CE), in quanto l’IRBA non perseguiva una ‘finalità specifica’ richiesta dalla normativa UE, ma confluiva nel bilancio generale dell’ente.

La Regione aveva respinto la domanda. La società si era quindi rivolta alla giustizia tributaria, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella di secondo grado avevano rigettato il ricorso, principalmente sostenendo che la società non avesse fornito la prova di non aver trasferito l’onere del tributo sui consumatori finali, paventando un ingiusto arricchimento.

La questione è così approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione della legittimità e il vero nodo del contendere

La Cassazione, prima di entrare nel merito, ripercorre l’evoluzione normativa e giurisprudenziale dell’IRBA. Ribadisce che l’imposta, non avendo una finalità specifica (come, ad esempio, finanziare esclusivamente progetti ambientali legati alla riduzione dell’inquinamento da carburanti), contrasta con il diritto europeo e deve quindi essere disapplicata dal giudice nazionale.

Questo principio implica che le somme versate sono indebite e devono essere restituite, anche per le annualità precedenti all’abrogazione formale del tributo (avvenuta nel 2021). Tuttavia, la Corte solleva d’ufficio una questione preliminare e decisiva: la causa è stata intentata contro il soggetto giusto?

La sorprendente decisione sul rimborso IRBA: la legittimazione passiva è dello Stato

Qui sta il colpo di scena della sentenza. La Corte, analizzando la struttura del tributo, lo qualifica come un ‘tributo proprio derivato’. Sebbene il gettito fosse destinato alle Regioni, l’istituzione, la disciplina e, soprattutto, le procedure di accertamento e riscossione erano demandate a un’agenzia statale, l’Agenzia delle Dogane.

Secondo la Suprema Corte, le Regioni avevano un ruolo di ‘mera tesoreria’, ricevendo i fondi ma senza avere un potere effettivo sulla gestione del tributo. Le dichiarazioni, i controlli e la riscossione coattiva erano di competenza statale. Di conseguenza, l’unico soggetto che ha la completa visione del rapporto tributario e che è legalmente tenuto a gestire le procedure di rimborso è l’Agenzia delle Dogane.

La Corte ha stabilito il seguente principio di diritto: la legittimazione passiva nell’azione di rimborso IRBA spetta in via esclusiva all’Agenzia delle Dogane e non alla Regione beneficiaria del gettito.

Conclusioni: cosa significa per i contribuenti

La decisione ha un impatto pratico enorme. Il ricorso originario della società, essendo stato proposto contro la Regione, è stato dichiarato inammissibile. La causa è stata persa non perché la richiesta di rimborso fosse infondata nel merito, ma perché è stata rivolta all’ente sbagliato.

Questa sentenza chiarisce definitivamente che qualsiasi domanda, sia essa amministrativa o giudiziale, volta a ottenere la restituzione dell’IRBA versata negli anni passati, deve essere indirizzata esclusivamente all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Intentare una causa contro l’Ente Regionale si tradurrà in una declaratoria di inammissibilità, con spreco di tempo e risorse.

1. L’IRBA (Imposta Regionale sulla Benzina) è legittima?
No. La Corte di Cassazione, in linea con la giurisprudenza europea, ha confermato che l’IRBA è incompatibile con il diritto dell’Unione Europea perché non persegue una ‘finalità specifica’. Di conseguenza, i versamenti effettuati a tale titolo sono considerati indebiti.

2. A chi bisogna chiedere il rimborso dell’IRBA versata e non dovuta?
La richiesta di rimborso, sia in via amministrativa che giudiziale, deve essere presentata esclusivamente all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Secondo la Cassazione, è questo l’ente titolare della legittimazione passiva, e non la Regione che ha materialmente incassato le somme.

3. Cosa succede se si fa causa all’ente sbagliato per ottenere un rimborso?
Se l’azione legale per il rimborso viene intentata contro l’ente sbagliato (ad esempio, la Regione invece dell’Agenzia delle Dogane), il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la perdita della causa per un vizio procedurale, a prescindere dalla fondatezza della pretesa di rimborso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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