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Spese straordinarie figlio: l’auto è rimborsabile?

Con la sentenza n. 1148/2023, la Corte d’Appello di Torino ha negato il rimborso delle spese straordinarie a una madre che aveva acquistato un’auto di valore elevato per il figlio maggiorenne, non ancora economicamente autosufficiente. La Corte ha stabilito che la spesa, effettuata senza previo accordo con il padre, era sproporzionata rispetto alle esigenze e alle condizioni economiche dei genitori, configurandosi più come una donazione che come una spesa necessaria da condividere.

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Pubblicato il 26 giugno 2025 in Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

L’acquisto di un’auto per il figlio: quando rientra tra le spese straordinarie?

L’acquisto di un’auto per un figlio maggiorenne ma non ancora indipendente è una delle questioni più dibattute tra genitori separati. Si tratta di una spesa utile, ma è sempre qualificabile come una spesa straordinaria da dividere a metà? La Corte d’Appello di Torino, con la recente sentenza n. 1148/2023, offre un’analisi dettagliata, stabilendo che non ogni esborso, per quanto motivato, dà automaticamente diritto al rimborso.

Il caso: una VW Golf da 22.850 euro e la richiesta di rimborso

I fatti sono semplici: una madre acquista un’auto nuova, una VW Golf del valore di quasi 23.000 euro, intestandola a sé e concedendola poi in comodato d’uso al figlio maggiorenne, non ancora autosufficiente. Successivamente, chiede all’ex coniuge il rimborso del 50% della spesa, sostenendo che si tratti di una spesa straordinaria necessaria per gli spostamenti casa-lavoro del ragazzo.

Il padre si oppone, lamentando non solo la mancanza di un accordo preventivo, ma anche l’eccessività e la non necessità della spesa in quel momento. Il Tribunale di primo grado gli dà ragione, e la madre decide di ricorrere in appello.

L’analisi della Corte sulle spese straordinarie

La Corte d’Appello di Torino conferma la decisione precedente e respinge l’appello della madre. Il ragionamento dei giudici è un’importante guida pratica per tutti i genitori.

La Corte chiarisce un punto fondamentale: anche se per le decisioni di ‘maggior interesse’ per il figlio non è sempre indispensabile il consenso preventivo, il genitore che agisce unilateralmente non ha carta bianca. Il giudice, in caso di disaccordo, ha il potere e il dovere di valutare se la spesa soddisfa tre criteri essenziali:

1. Corrispondenza all’interesse del figlio: La spesa è davvero utile e necessaria?
2. Sostenibilità economica: La spesa è proporzionata ai redditi di entrambi i genitori?
3. Proporzionalità: Il costo è congruo rispetto allo scopo da raggiungere?

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che questi criteri non fossero stati rispettati. Un’auto da oltre 22.000 euro è stata considerata ‘molto elevata’ per soddisfare un’esigenza di trasporto su una distanza di 20 km. Inoltre, l’acquisto era avvenuto mesi prima che il figlio trovasse effettivamente lavoro, quando la necessità non era ancora attuale né definita.

Da spesa straordinaria a ‘donazione di fatto’

Il colpo di grazia alla richiesta della madre arriva con la riqualificazione giuridica della spesa. Secondo la Corte, un esborso così ingente, non concordato e sproporzionato, non può essere considerato una spesa straordinaria necessaria. Si tratta, piuttosto, di una donazione di fatto, ovvero un atto di liberalità, un regalo che la madre ha voluto fare al figlio. E i regali, ovviamente, non possono essere posti a carico dell’altro genitore.

Commento finale: cosa ci insegna questa sentenza?

La decisione della Corte d’Appello di Torino è un monito cruciale: agire nell’interesse del figlio non significa poter prendere decisioni economiche onerose in totale autonomia, aspettandosi un rimborso automatico. Le spese straordinarie devono essere coerenti e sostenibili. Prima di affrontare un costo importante, il dialogo e l’accordo preventivo con l’altro genitore rimangono la via maestra per evitare conflitti e brutte sorprese in tribunale. In assenza di accordo, la spesa deve essere ragionevole e dimostrabilmente necessaria, altrimenti il rischio è che venga considerata un semplice, e non rimborsabile, atto di generosità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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